Amoris Laetitia

L’attesa Esortazione Apostolica con la quale papa Francesco ha recepito i risultati dei lavori dei due sinodi dedicati al tema della famiglia che si sono svolti nel 2014 e nel 2015 è stata pubblicata. Si intitola Amoris Laetitia, La Gioia dell’Amore. 325 paragrafi si sviluppano per 260 pagine per rendere pienamente esplicito il pensiero del pontefice in relazione all’argomento. Esso viene preso in considerazione da ogni punto di vista: “dottrinale, morale, spirituale e pastorale”.

La particolare importanza del documento pontificio deriva dal fatto che nell’occasione la Chiesa non riflette solo su di un’istituzione sociale centrale, forse la più importante fra quelle esistenti, ma anche su se stessa, sull’atteggiamento complessivo tenuto nei confronti dei laici nell’epoca preconciliare e sullo sguardo forse troppo severo e giudicante che ha indirizzato al mondo per alcuni secoli.

Papa Francesco ha inteso mettere a fuoco nello stesso tempo i temi della famiglia e della misericordia, allargando la riflessione al senso da attribuire al concetto di leggi morali, che non sono “pietre che si lanciano contro la vita delle persone”.

L’attenzione dei media si è concentrata su di un aspetto particolare, si potrebbe dire su di un passaggio specifico: “un giudizio negativo su una situazione oggettiva non implica un giudizio sull’imputabilità o sulla colpevolezza della persona coinvolta”. Parole che autorizzano la valutazione dei singoli casi di irregolarità matrimoniali da parte dei pastori in relazione alla concessione della partecipazione al sacramento eucaristico. Una questione sulla quale la Chiesa si è interrogata a lungo, mantenendo in essere fino a oggi una proibizione imposta forse troppo in fretta, che pure si era andata annacquando nella prassi.

Nei sette paragrafi introduttivi che presentano l’Esortazione papa Francesco delinea in modo sistematico la struttura del documento, ridimensionando l’importanza dell’argomento specifico della possibile partecipazione dei divorziati alla comunione rispetto alla riflessione d’insieme sul pensiero della Chiesa nei confronti di famiglia, matrimonio, educazione dei figli, perdono che viene sviluppata in questa circostanza. Il contesto aiuta il pontefice a mettere in evidenza la continuità teologica delle posizioni attuali con quelle della tradizione della Chiesa, non solo successiva al concilio. Fu san Tommaso a scrivere che “sebbene nelle cose generali vi sia una certa necessità, quanto più si scende alle cose particolari, tanto più si trova indeterminazione…”

L’ammissione dei divorziati al sacramento dell’Eucaristia non rappresenta dunque un gesto di rottura teologica, piuttosto la cancellazione di un fraintendimento pastorale, di un’incomprensione esegetica.

L’Esortazione si compone di otto elementi, di lunghezza e tono diversi. L’apertura è ispirata al Salmo 128,1-6 e ricorda gli esercizi spirituali, cari a sant’Ignazio, peraltro citato esplicitamente al paragrafo 207 con la sentenza “non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare interiormente le cose”.

Un’analisi delle attuali condizioni dell’istituto familiare, condotta con il fine esplicito e letterale di “tenere i piedi per terra”, è poi seguita da una riflessione sull’insegnamento della Chiesa relativo a matrimonio e famiglia, definita come “Chiesa domestica”. Si arriva dunque ai due capitoli presentati nei paragrafi introduttivi come “centrali” e dedicati all’amore nel matrimonio e alla fecondità, ricordando comunque il documento di Aparecida quando afferma che “la maternità non è una realtà esclusivamente biologica, ma si esprime in diversi modi”. Si torna in questa parte alla forma degli esercizi spirituali, basati adesso sul celebre inno alla carità di San Paolo (1 Cor 13,4-7). I paragrafi 105-108, riferiti alla carità che “non tiene conto del male ricevuto”, affrontano il tema del perdono, considerando come esso provenga da Dio, che giustifica gli uomini “gratuitamente e non per i nostri meriti”.

L’atteggiamento di papa Francesco è di grande realismo. Riconosce le difficoltà della convivenza e avanza consigli delicati: l’ascolto reciproco, l’attenzione a sapersi guardare, il pronunciare parole gentili, i piccoli gesti di affetto. Sottolinea inoltre che “ci deve essere qualche ragione per il fatto che un amore senza piacere né passione non è sufficiente a simboleggiare l’unione del cuore umano con Dio” e che “la storia di ogni famiglia è solcata da crisi di ogni genere, che sono anche parte della sua drammatica bellezza”.

Quinto e sesto argomento dell’Esortazione sono la pastorale matrimoniale e l’educazione dei figli.

Poste queste basi concettuali papa Francesco prende in considerazione le situazioni definite “irregolari”. Ricorda che la proposta esistenziale e sacramentale della Chiesa rimane unica e netta, ma il Catechismo Cattolico stabilisce che “l’imputabilità e la responsabilità di un’azione possono essere diminuite o annullate dall’ignoranza, dall’inavvertenza, dalla violenza, dal timore, dalle abitudini, dagli affetti smodati e da altri fattori psichici oppure sociali”. La spigolosità della terminologia giuridica è resa necessaria dalle esigenze di chiarezza assoluta: bisogna sempre distinguere peccato e peccatore. Tutti apparteniamo a questa categoria e non si deve dimenticare che “La carità vera è sempre immeritata, incondizionata e gratuita!”

Nella conclusione dell’Esortazione papa Francesco traccia alcune linee di spiritualità familiare, con una proposta di citazioni testuali molto densa. Dal discorso tenuto a Filadelfia il 26 settembre 2015 è tratto il passaggio “voler formare una famiglia è avere il coraggio di far parte del sogno di Dio, il coraggio di sognare con Lui, il coraggio di costruire con Lui, il coraggio di giocarci con Lui questa storia, di costruire un mondo dove nessuno si senta solo”.

Sergio Valzania