Il racconto di una guerra.
Il conflitto decisivo per l’egemonia sul mondo greco, che da Tucidide in poi si chiama «la guerra del Peloponneso», costituì il primo laboratorio della scienza storica. Pur tramandando una vicenda del V secolo a.C, lo scontro tra Sparta e Atene proietta assonanze e stridori che in modo recondito ma persistente riecheggiano qualcosa del mondo in cui viviamo.
Una guerra prolungata senza un chiaro e circoscritto obiettivo, la cui posta era lo stile di vita greco. Un sistema geopolitico, centro del mondo di allora, che diventa il teatro di un conflitto assoluto tra due protagonisti della stessa forma di civiltà, la quale, da quel momento, inizia la sua decadenza. Avverte Sergio Valzania che ciò che ne sappiamo potrebbe essere in realtà una sopravvalutazione dei primi storici. Ma quella crisi di una civiltà all’apogeo consegna ai posteri figure da quel momento simboliche: Socrate e l’enigma del suo processo; Alcibiade e la sua vanità; la modernità di Lisandro; il «totalitarismo» dei Trenta tiranni; il complotto della mutilazione delle Erme; l’aliena potenza dei «barbari» persiani. Una galleria di archetipi dell’Occidente tale che la guerra tra Sparta e Atene ogni generazione la deve riraccontare.
«Questo libro è piacevole, cattivante, leggero nel senso latino della “levitas”, ma al tempo stesso documentato e rigoroso» notava Valerio Massimo Manfredi nella prima edizione del 2006. «Ci sono scritte cose che forse pochi avrebbero la pazienza e la curiosità di cercare nei testi originali, ma la mediazione di Valzania è rispettosa e mai banale anche se comprensibilmente attualizzante. L’autore vuole far capire al pubblico che in quell’antico libro ci sono insegnamenti vitali, ci sono considerazioni sorprendenti: problemi che ci assillano che già allora erano presenti e già allora furono affrontati da uomini come noi, animati dagli stessi sogni, dalle stesse passioni, e purtroppo anche dalla stessa stupidità».
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