Tensione all’incontro

Un volume sulla venerazione delle reliquie

La devozione per le reliquie costituisce una componente importante dell’esperienza religiosa del cattolicesimo. Anche se alcuni considerano la pratica in declino, non si devono sottovalutare le sue forme nuove: i maggiori pellegrinaggi europei, rinati a partire dagli anni Sessanta e in crescita costante, sono indirizzati verso mete costituite da importanti santuari nei quali si trovano reliquie di grande valore. I resti di Pietro e Paolo a Roma, l’apostolo Giacomo a Santiago de Compostela, sant’Olaf a Trondheim in Norvegia, Nicola a Bari, senza dire di Gerusalemme, città verso la quale Francesco Patton, custode della Terra Santa, ha dichiarato di recente che il pellegrinaggio dall’Indonesia non ha subito alcun rallentamento neppure durante la guerra di Gaza che ha invece intimorito statunitensi ed europei.

Il Giubileo è occasione devozionale per eccellenza e le visite alle quali i pellegrini sono chiamati durante il loro soggiorno romano, oltre alle tombe dei due apostoli fondatori della Chiesa romana, riguardano basiliche dove sono conservate preziose reliquie raccolte nel corso dei secoli e, ormai, dei millenni.
La dimensione del fenomeno della venerazione delle reliquie è ben maggiore di quanto si creda e proprio in occasione del Giubileo arriva a confermarlo Sacre ossa, storie di reliquie, santi e pellegrini di Federico Canaccini (Bari, Laterza, 2025, pagine 304, euro 19). La massa di informazioni raccolte dallo storico è notevole, ma ancora più sorprendenti risultano la loro varietà e la complessità di tematiche teologiche che le circondano, soprattutto per quello che riguarda la tradizione relativa agli oggetti della passione di Cristo e al suo stesso corpo.

Notevole è la massa di informazioni raccolte dallo storico Federico Canaccini su un fenomeno la cui dimensione è ben maggiore di quanto si creda

Essendo Gesù il Risorto, non possono esistere sue reliquie nel senso classico, parti del suo corpo conservate dai fedeli e trasmesse di generazione in generazione per collegarsi anche attraverso la materia con la vita che ci aspetta al di là della morte. Il cristianesimo è infatti religione incarnata per eccellenza. A questo vuoto in apparenza incolmabile si è posto rimedio in modi diversi. Fin dai tempi del riconoscimento della nuova religione da parte di Costantino, sua madre sant’Elena si è prodigata nella ricerca degli strumenti della passione, ottenendo grandi successi, tanto da recuperare addirittura la Vera Croce, oggetto sul quale si è plasmato il simbolo stesso del cristianesimo.

Esempio di stauroteca, reliquiario destinato
a conservare frammenti della Croce di Cristo
Esempio di stauroteca, reliquiario destinato a conservare frammenti della Croce di Cristo

Oltre alla Vera Croce nel corso degli anni sono stati rinvenuti i chiodi della crocifissione, la corona di spine imposta a Cristo dai soldati, il telo con il quale la Veronica gli ha asciugato il viso mentre veniva tradotto al Golgota, il lenzuolo dove il corpo venne avvolto al momento della deposizione. Un atteggiamento difficile da comprendere per noi moderni ha portato in seguito all’individuazione di resti terreni di Gesù quali il prepuzio, il sangue, persino il sudore e alcune sue lacrime conservate in piccole fiale. Gli anni della presenza crociata in Terra Santa hanno contribuito a far crescere il numero di questo genere di reliquie, tra le quali si annovera anche la cintura della Madonna, intrecciata da Maria mentre era incinta di Gesù. Dato che la madre del Cristo è stata assunta in cielo, neppure di lei è possibile si siano conservati resti del corpo. Ad accrescere il numero di oggetti consacrati dal contatto con il corpo del Redentore o di altri santi concorre l’atteggiamento medievale nei confronti dell’originalità, prossimo a quello degli strutturalisti e sintetizzabile nella formula «se due cose sono uguali, lo sono in tutti i sensi». Ancora di più se sono venute a contatto l’una con l’altra.

Canaccini constata incongruenze di ogni genere nella distribuzione territoriale dei resti mortali dei santi e nella loro moltiplicazione. Di molti esistono più di una testa e a volte ben più di due braccia e due gambe. Questo però non inficia il valore della devozione nei loro confronti. Per i cattolici la Chiesa è una realtà collettiva: il Corpo Mistico nel quale si verifica la comunione dei Santi. Poco importa allora che tutte le reliquie siano “vere” o che lo sia solo una piccola parte, il fatto decisivo è la tensione all’incontro, la consapevolezza dell’unità.

È per questo che al monastero di Simonospetra del Monte Athos, quando viene concesso di venerare la mano sinistra della Maddalena si avverte un moto di profonda commozione. Esiste davvero una possibilità che quella mano abbia toccato il Cristo e comunque, in un modo misterioso siamo collegati sia alla Maddalena che a Gesù e le reliquie servono anche a ricordarcelo.

L’OSSERVATORE ROMANO, pagina 10
lunedì 10 febbraio 2025